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Tra luci, ombre e penombre è calato il sipario sulla edizione 2004 dei Campionati Nazionali di Serie A1 e A2 di Ginnastica Artistica Femminile.
L’opera si è conclusa con il 4° atto che si è consumato , all’insegna di troppe ombre e poche luci, a Fermo in un impianto che si può definire in mille modi ma non certamente Palazzotto dello Sport.
Spalti gremiti all’inverosimile (fattore assai positivo per il bene della ginnastica) ma in condizione di sicurezza fatiscenti (fattore molto deleterio per tutti); personalmente ho assistito in piedi (così come almeno la metà degli spettatori intervenuti) per tutta la durata delle due gare, abbarbicato a una balaustra laterale e pigiato tra diversi compagni di sventura: visuale pessima, caldo tropicale, impossibilità di normale passaggio nei corridoi ; vie di fuga (o meglio vicoli di fuga) improvvisate; si stenda poi un velo pietoso sulla balaustra della tribuna centrale, dove era seduta la maggior parte degli spettatori, mancante di alcuni vetri di protezione, guaio pericolosissimo segnalato e ovviato alla carlona con una passata di nastro biancorosso di carta.
Comunque, niente paura: se qualche bambino poco giudizioso e troppo vivace fosse caduto casualmente di sotto (volo da una altezza di circa 3 metri) non si sarebbe procurato nulla di grave; sul campo di gara ,infatti, erano stipate così numerose persone ( ginnaste, ginnasti, istruttori, istruttrici, giudici delle due sezioni, cameraman RAI, addetti ai lavori, Presidenti di Società, amici, visitatori, addetti alla organizzazione e non..) da formare quasi un unico tappeto paracadute per l’eventuale sventurato.
Ma “all is well that ends well” diceva un vecchio saggio anglosassone esperto di teatro e anche in questo frangente tutto è finito bene.
Dal loggione di Fermo (ormai sono un esperto di loggioni: da un paio d’anni a questa parte, dopo oltre trenta anni di onorabile calpestio di campi di gara, è il mio posto di osservazione preferito) sono piovuti gli applausi per i meritevoli vincitori e onorevoli consensi per gli altri protagonisti; lasciate, però, che anche il povero “loggionista” lanci qualche fischio.
Una situazione simile a quella fermana si era verificata anche a Vercelli in occasione del secondo atto; a differenza di Fermo, tuttavia, in terra piemontese abbiamo dovuto sborsare 6 euro di ingresso.
Dal punto di vista logistico sono state decisamente migliori le situazioni riscontrate a Parma e a Catania con l’utilizzo di due veri e propri palazzetti dello sport che rimettono il cuore in pace e il bilancio logistico-organizzativo dei campionati in pareggio.
Sono convinto che anche la ginnastica artistica di alto livello meriti vetrine adeguate al grado di spettacolo e ai tempi che corrono.
Applausi agli organizzatori di Parma per una serie di scelte felici che sono valse il prezzo del biglietto (6 euro come a Vercelli ma con in regalo una maglietta e gadgets dell’evento); conduzione di gara spigliata e gradevole con la presenza al tavolo della regia di Giulia Volpi come brillante madrina della manifestazione.
Fin dalle prime battute della gara di A2 si è respirata un’aria di buona ginnastica, godibile per la comodità e alcuni ritrovati contenuti tecnici che hanno elevato il livello generale di questa competizione.
Gradito il ritorno alle gare di Erika Soligo, una ginnasta che non ha potuto esprimere a pieno il proprio talento a causa di un fastidio fisico che l’ha tolta dall’olimpo della ginnastica azzurra nel momento più bello: con pochi mesi di allenamento ha saputo riproporre cose egregie; Mastellaro ci diletta ancora con il suo Comaneci alle parallele e dunque si assiste a una competizione che vive sulla concorrenza di almeno quattro squadre pretendenti del podio.
Nel campionato di serie A1 fa subito impressione la precisione e la sicurezza di Vanessa Ferrari che fa veramente la differenza rispetto allo stuolo delle avversarie; mi sovviene un pensiero fantasioso: se gli Assoluti fossero in programma domani ecco qui il nome della prossima campionessa d’Italia!
Si apprezzano buone anche le condizioni di Marika Pestrin, neo acquisto di una GAL che soffre un certo calo di forma di Ilaria Colombo mentre Cristina Cavalli opera sempre molto generosamente (anche se lo smalto non è certo quello degli tsukahara e dei tabak al corpo libero di una volta, ahimè); Monica Bergamelli l’è sempre lee e la sua performance dimostra già di poter valere la sua seconda partecipazione olimpica.
Maria Teresa Gargano stenta e fatica più del dovuto e qualcuno in tribuna la dà già per spacciata ma io non sono d’accordo: tempo al tempo.
Emerge la squadra casalinga di Parma che già denota più esperienza e si affaccia alla ribalta la compagine triestina neo promossa.
Il secondo atto dell’opera si svolge a Vercelli e a un certo punto rischia di trasformarsi in farsa.
Nella lotta per non retrocedere, già accesa in virtù della netta differenza di caratura tecnica tra le prime cinque squadre in classifica provvisoria e il trenino delle ultime quattro, si assiste alla pantomima di un agitatissimo Giorgio Citton, allenatore storico della Spes Mestre (al momento su quel trenino) che chiede alla giuria all’attrezzo (prima) e alla giuria superiore (poi), commettendo già grave irregolarità regolamentare, di ripetere un esercizio (sbagliato) alle parallele della sua seconda ginnasta. Motivazione: mancanza di magnesia.
Faccio notare il rispettabile lettore che a due metri di distanza dalle parallele asimmetriche si svolgeva in modo regolare e continuativo la gara alla sbarra fissa maschile con tanto di esercizio da ipotetica medaglia d’oro olimpica di tale Igor Cassina (tre grandi salti da provocare pelle d’oca a chiunque). Ora, si sa che anche alla sbarra si usa, eccome si usa, la magnesia!
“Se la va, la g’ha i gamb!” dicevano i nostri vecchi quando cercavano di eludere il dazio e così avrà pensato il mio vecio collega e la giuria, infatti, abbocca all’esca preparata dal pescator mestrino.
La mancanza di magnesia viene riconosciuta dalla giuria come problema di natura tecnica (art.1 – punto 1.1.5 General Competitive Rules – comma 9- che recita esattamente così nel testo originale in inglese: “With permission of the Competition Jury, the gymnast may repeat her entire exercise, if the exercise has been interrupted for reason beyond her control”) e consente la ripetizione dell’intero esercizio (questa volta viene portato a termine esatto).
Mi domando: la magnesia alle parallele non dovrebbe essere la prima cosa sotto il diretto controllo della ginnasta? Se dovesse malauguratamente mancare per qualsiasi ragione, nel pieno rispetto dell’incolumità dell’atleta, si potrebbe anche chiedere la sospensione temporanea di qualche minuto per trovarne un panetto; naturalmente prima di affrontare l’esercizio o le prove ufficiali, non a esercizio avvenuto.
Se la va, la g’ha i gamb!
Proteste a seguire di altre due squadre passate in precedenza e soluzione salomonica di una giuria ormai in trance: chi vuole può ripetere gli esercizi alle parallele.
Bene. In trenta anni e oltre da allenatore mai avevo assistito a cotanta e ardita sfacciataggine da parte di un allenatore e così poca autorevolezza da parte della giuria; bei tempi quelli delle bacchettate, anche immeritate, ai tecnici troppo vivaci da parte delle Signore (con la Esse maiuscola) Gotta, Avanzini, Sequi…..
Torniamo alla cronaca sportiva.
Brixia prende il largo, Parma insiste nella sua rincorsa verso il podio; la GAL si piange addosso dopo aver guidato la gara per due attrezzi su tre si vede sorpassata in dirittura d’arrivo al corpo libero (ma non è solo colpa della giuria…).
A Catania si torna in spazi ampi che, come dicevo, fanno bene allo spettacolo.
Ottima l’organizzazione degli amici della Pestalozzi che si fanno in quattro per accogliere signorilmente tutti gli iscritti con transfer su autobus militari per ogniddove: però c’è ancora qualcuno che crede che le gare in Sicilia equivalgano a gare all’estero e pretendono servizi di trasporto ad personam: ricordo che anche a Catania per ben due volte abbiamo ascoltato tutti l’inno di Mameli magistralmente interpretato dal vivo.
Fischi dal loggione ai malmostosi.
Brixia scalchigna: la sua punta di diamante Ferrari incomincia a manifestare segni di stanchezza (sono forse troppe le gare a cui è sottoposta in un così breve periodo? I Campionati Europei sono a maggio…); comunque la squadra di un sempre più “florido” Casella (apprezzarlo di profilo, prego) pone una seria ipoteca sullo scudetto 2004.
La GAL ,che ha perso Pestrin immolata con la maglia azzurra su campo teutonico, sciupa una nuova occasione per rientrare il corsa mentre Parma e Trieste danno qualche cenno di cedimento.
Risale invece visibilmente la forma di Gargano.
A Fermo vince la GAL senza commettere errori, unica squadra a non sbagliare i due esercizi alla trave; ancora poco convincente la coppia presentata al corpo libero (ma non c’erano alternative).
Una Brixia stancotta e un po’ deconcentrata riesce a portare a casa il posto d’onore che significa scudetto grazie alla semi-debacle di Trieste (3^a solo un decimo dalle bresciane) e alla prova opaca della Coop Parma.
Insomma, preoccupa un po’il calo vistoso da parte di tutte le ginnaste più importanti per le squadre nazionali; si salva ancora Gargano: che non sia lei sulla strada giusta?
Nel Campionato di A2 si comporta onorevolmente la Tritium che vince proponendo la squadra più pulita e regolare del lotto; sale con lei in A1 l’Ardor di Padova della “fenice” Spongia forte delle veterane Soligo e Mastellaro; si morde le mani la Pro Patria Milano, un po’ martoriata nei punteggi della gara finale, che resta mestamente in A2.
La serie A1 saluta in uscita la coraggiosa Pestalozzi di Catania (buono davvero il suo vivaio giovanile; potrebbe ritornare presto tra le grandi) e il C.S. Bollate di Giusy Cozzolino.
Sampietrina e Pro Patria Bustese lasciano la A2 per la B.
Per l’anno prossimo?
La stagione agonistica post-olimpica, di solito, crea qualche scompiglio nelle formazioni: vedremo se la regola non presenterà eccezioni.
Il Campionato è finito come doveva finire, rispettando globalmente i valori espressi sul campo.
Applausi dalla platea ai meritevoli. Qualche fischio dal loggione ai meritevoli.
Walter
Consonni |
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